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Potons d'unvern ovvero Baci d'inverno

Immagini evocate dal poemetto di Claudio Salvagno.

Il testo di Claudio Salvagno, è ispirato alle donne che non hanno voce, è dedicato alle donne in situazione di sofferenza, nella speranza che i loro sguardi si alzino, e nella sofferenza trovino brevi momenti di pausa e di straniamento, con la speranza che una qualche parola possa lenire la realtà che in vari modi opprime, mortifica e rende mute le creature terrestri.
I testi guardano alla neve come metafora purificatrice e come pulviscolo cosmico.































"Prima di cadere, prima di salire come lievito, / prima di diventare pane, dentro la madia del cielo, / cosa era questa neve che mi cade dentro / la bocca e mi brucia di freddo? / Cosa eravamo noi prima?..."

..."Nonno la luna lassù to' guarda, che gioia / che gioia, fa mestolo, - il pane è cotto - lei dice / - vieni La Bella - porta il latte, vieni Venere, intingiamo il pane..."
Immagini che nella mia mente si sono collegate a quelle precedenti dell'uccellino "regolo":
..."Tic / tic tic, Tu tutto solo nel vai e vieni dei voli. / E per esibirti sul tuo cappellino sempre un pizzico d'arnica / vai così tutto attillato. E nuovamente tic tic dentro il bosso / ma cosa vai cercando di là dai vetri ... E ancora tuc / tuc dentro il mio corpo. E nuovamente tic tic risponde il Tuo cuore, / ma cosa becchi mio piccino... Zia Bianca / in tanto latte non una crosta ti ha lasciato, non polenta / mio piccino ... to' to' uccellino, vieni vieni uccellino to' / to', vieni vicino a me... ancora più vicino ... quanto zucchero? c'è il caffe." (C. Salvagno)




















Il poemetto in occitano di Claudio Salvagno meritava di nutrire un libro d'arte, com'era intenzione del poeta di Bernezzo. 51 artisti hanno ricevuto ispirazione dai suoi versi.
Questo è il mio.


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